Immigrati a Padova

Un’istantanea delle immigrazioni a Padova nel 2018

Il pianeta-immigrati della diocesi (varie province) comprende più di 100.000 persone. La città di Padova da sola ne ospita 32.984 e 55.000 comprendendo l’immediata periferia. La Provincia conta 93.268 con più di 150 nazionalità, dopo Verona (104.842) e prima di Treviso (90.339) e Vicenza (83.895). Altre centri diocesani con un numero rilevante di stranieri sono Thiene (3.377), Piove di Sacco (2.258), Abano (2.001), Camposampiero (1827), Dolo (1.394), Cittadella (1.380), Este (1.318), Monselice(1.306). Una presenza rilevante in evoluzione continua, fisiologica, rapida, anche se rallentata molto negli anni della crisi. Nel Veneto i 127.588 stranieri del 2001 sono divenuti 485.487 alla fine del 2017.

Le migrazioni forzate dai paesi in guerra e dall’Africa subsahariana sono il fatto emergente che ultimamente ha assorbito l’attenzione dei media, dei politici e di tanti altri. Tuttavia, questo tipo di evento è relativamente eccezionale: i flussi migratori sono soprattutto una realtà quotidiana che vede gli esseri umani muoversi, circolare, viaggiare, cambiare il loro luogo di residenza… E’ un torrente che riguarda oggi 244 milioni di persone nel mondo.

Coloro che fuggono per salvarsi e ricostruire la vita in un paese sicuro, e oloro che vengono “sfollati” da conflitti, da catastrofi naturali, da persecuzioni o da povertà estrema che cercano di mettersi in salvo formano il popolo dei richiedenti e i rifugiati: in Veneto delle 13.487 presenze, 2.400 sono in provincia di Venezia, 800 a Rovigo, 2.432 a Padova (763 nel capoluogo patavino)…

Queste migrazioni si aggiungono ai centomila arrivati per motivi economici, “regolari o regolarizzati” che mantengono la loro famiglia nel paese o vi investono i loro risparmi, quanti arrivano per ricongiungimento famigliare, quanti nascono nel paese di accoglienza, gli universitari, e, infine, coloro che sono vittime di tratta e di criminalità…

Alcuni tratti importanti

Gli immigrati sono per definizione “in movimento”! Ad esempio, il numero complessivo dei nigeriani nella città di Padova rimane stabile (2.543), ma la sua composizione sta cambiando radicalmente per le numerose partenze verso la Gran Bretagna, la Germania…, per il ricongiungimento familiare, per l’accrescimento demografico: molte facce nuove e comunità con la necessità di… ricominciare daccapo!

Nella provincia di Padova ben 60.757 hanno tra i 20 e 49 anni, e più di 7.247 sono i bambini al di sotto dei 10 anni. Sono giovani e adulti diversi per lingua e nazionalità ma accomunati dal fatto di sentirsi ospiti e in un mondo culturalmente diverso, con una gran voglia in corpo di mettere a frutto la loro vita. Non restano isolati ma si sono raggruppati in una serie di comunità etniche, più o meno formali, con i punti di riferimento sociali, commerciali, associativi, culturali e religiosi.

I centomila “di altra madre lingua” presenti in diocesi sono seguiti dai responsabili religiosi. Sono maggioritarie le presenze cristiane (il 52%, di cui un terzo cattolico): ortodossi (romeni e moldavi), anglicani, evangelici…; i cattolici si riuniscono in undici comunità e sono accompagnati da quindici sacerdoti e tre religiose. Le comunità mussulmane (33%) e buddiste hanno i loro referenti e luoghi di incontro. Per i richiedenti asilo è stato impostato un lavoro particolare di accompagnamento umano e religioso.

Una buona informazione e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica resta il grande compito per superare resistenze, reticenze o disagi che si avvertono a fior di pelle: le migrazioni restano un “nervo scoperto”, un argomento delicato da affrontare sia nella chiesa che nella società, un passaggio decisivo per una convivenza armoniosa.  Un “esercizio di fraternità” da esplorare.